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Niente terzo voto, la Brexit della May affonda ai Comuni

Lo speaker della Camera dei Comuni John Bercow KEYSTONE/EPA sda-ats

(Keystone-ATS) Colpito e affondato. L’accordo di divorzio raggiunto da Theresa May con Bruxelles sulla Brexit ha ricevuto il colpo forse finale dal guastatore più inatteso.

Il pittoresco speaker dei Comuni, John Bercow, con un solenne statement a sorpresa, ha deciso di vietare per ragioni procedurali il terzo voto di ratifica che la premier britannica avrebbe avuto in animo di proporre all’aula a giorni, assestando uno sgambetto fatale alla strategia da ultima spiaggia del governo Conservatore e della sua traballante timoniera.

Bercow, Tory di provenienza, ma figura atipica e sopra le righe nel ruolo indipendente di garanzia di presidente della Camera che ricopre da quasi 10 anni, ha fatto saltare il tavolo, lasciando sotto shock Downing Street e l’intero l’esecutivo.

Con un verdetto rispettoso delle forme parlamentari, ma punteggiato da frecciate irritate per il comportamento recente del gabinetto May e da sassolini tolti dalla scarpa, ha posto il veto a una mozione destinata a riesumare all’esame dell’assemblea la medesima intesa bocciata in una prima forma a gennaio con il massimo scarto mai rimediato da un governo di Sua Maestà (meno 230) e in una versione rivisitata martedì scorso con un divario di 149 voti.

“Il governo non può legittimamente – ha tagliato corto lo speaker con il caratteristico piglio e cipiglio – sottoporre di nuovo alla Camera la stessa proposizione, o sostanzialmente la stessa, rigettata pesantemente una settimana fa per 149 voti”.

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