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Coronavirus: il lockdown ha aumentato i consumi di vino

Nei mesi di lockdown il consumo di vino è aumentato in modo marcato. KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) Nei mesi di lockdown, anche a causa della quarantena passata a casa, la frequenza del consumo di vino “è aumentata in modo marcato”, con una diminuzione di birra e alcolici. La più alta frequenza di consumo di vino si è verificata tra i 30 e i 50enni.

A dirlo è uno studio condotto dall’Euawe, l’Associazione europea di economisti del vino e dall’Università di Bordeaux, grazie a un sondaggio realizzato in Spagna, Belgio, Italia, Francia, Austria, Germania, Portogallo e Svizzera.

Al lavoro (basato su un campione di 6600 risposte) hanno partecipato anche ricercatori delle Università di Verona, Padova, Bologna e della Liberà Università di Bolzano.

In Francia l’aumento al consumo è stato più pronunciato, ma in Spagna, Italia e Portogallo nelle fasce d’età più anziane la tendenza a consumare vino è risultata maggiore.

Secondo i ricercatori fattori come il reddito familiare e il non avere figli a casa hanno contribuito ai maggiori consumi, con famiglie a basso reddito che invece hanno aumentato la frequenza del consumo di birra.

I risultati hanno evidenziato, comunque, una riduzione di spesa per le bevande alcoliche, con una diminuzione “significativa” del prezzo medio di acquisto del vino.

Oltre l’80% degli intervistati non ha acquistato vino on line, ma a farlo per la prima volta è stato l’8,3% degli italiani, il 6,6% degli spagnoli, il 5,2% dei portoghesi e il 4,6% dei francesi.

Inoltre, c’è stata una “esplosione del fenomeno delle degustazioni digitali” guidate attraverso webinar. Questo fenomeno è stato “rilevante” tra i giovani studenti italiani e tra i francesi giovani e adulti tra i 30 e i 50 anni.

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