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Consiglio d’Europa riammette la Russia, ira di Kiev

L'assemblea del Consiglio d'Europa (archivio) KEYSTONE/EPA/PATRICK SEEGER sda-ats

(Keystone-ATS) Svolta a Strasburgo. Dopo cinque anni di castigo a causa della crisi ucraina, la delegazione russa potrà infatti tornare a sedere ai banchi dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.

Viene messo così fine a un lungo braccio di ferro (con annessa sospensione dei contributi finanziari da parte di Mosca) che rischiava di provocare l’addio definitivo della Russia.

La mossa però non è stata indolore: l’Ucraina, e in una certa misura anche la Georgia, si sentono tradite, e ora salgono sulle barricate, promettendo battaglia.

L’Assemblea Parlamentare, in una seduta fuori dal comune durata 8 ore, più del doppio del solito, con il voto finale sul testo originale – 118 a favore, 62 contrari e 10 astenuti – ha deciso di applicare una “deroga speciale” al proprio regolamento che permette alla delegazione russa di accreditarsi (domanda subito presentata) nonché di limitare in modo sostanziale la lista di sanzioni applicabili a una delegazione – richiesta su cui la Russia si batteva da anni e che aveva posto come “condizione essenziale” per rientrare in aula.

Da oggi dunque ai membri di una delegazione sanzionata non potrà più essere tolto il diritto di voto, di parola e di essere rappresentati nell’assemblea e nei suoi organi.

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