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Commissario UE ribadisce: niente nuovi accordi senza accordo quadro

Il commissario europeo Johannes Hahn (foto d'archivio) KEYSTONE/AP/BORIS GRDANOSKI sda-ats

(Keystone-ATS) Non ci saranno nuovi accordi settoriali tra Ue e Svizzera senza la previa conclusione di un accordo quadro istituzionale: lo ribadisce in una intervista pubblicata oggi dalla “Neue Zürcher Zeitung” il commissario europeo Johannes Hahn.

Quest’ultimo esclude anche – in mancanza di una tale intesa – un riconoscimento dell’equivalenza della Borsa svizzera oltre la fine del 2018.

“Da parte dell’Ue abbiamo sviluppato molta flessibilità e creatività per venire incontro alle sensibilità della Svizzera”, “i negoziati non possono diventare una storia infinita”, “tutto è messo sul tavolo”, adesso è il momento di “chiudere il sacco”, afferma Hahn, responsabile “per la politica di vicinato e i negoziati per l’allargamento” nella Commissione europea presieduta da Jean-Claude Juncker.

In questa funzione l’austriaco 60enne è l’interlocutore principale del neo ministro degli esteri elvetico Ignazio Cassis, con il quale afferma peraltro di “aver sviluppato negli ultimi mesi ottimi rapporti di lavoro”.

Hahn si aspetta che “al più tardi a fine ottobre sia chiaro se possiamo concludere qualcosa insieme o no”. Certo, questa scadenza non è “iscritta da nessuna parte”, aggiunge: “Ma si tratta anche di chiarire come configuriamo le nostre relazioni nell’importante anno elettorale europeo 2019”.

Dal 2014 – spiega – l’Ue ha preso la chiara decisione che senza accordo quadro non ci saranno più nuove intese bilaterali. “Così abbiamo riconosciuto l’equivalenza della regolamentazione borsistica svizzera solo fino alla fine del 2018 (…). È stata una espressione della nostra flessibilità garantire l’equivalenza borsistica ancora per un anno”, ma “vista la menzionata decisione non posso immaginarmi che prolungheremo di un altro anno l’eccezione”.

Quali altre conseguenze si arrischiano senza accordo quadro?. “Ci sono parecchi altri progetti nella pipeline, come l’accordo sull’elettricità”, risponde Hahn alla “NZZ”: “Tutto ciò non potrebbe essere oggetto di ulteriori trattative. Non è nell’interesse di nessuno”. E anche gli accordi bilaterali attualmente in vigore potrebbero essere minacciati sempre più con il passare degli anni, avverte.

Interrogato sulla possibilità di un compromesso riguardo alla recente “pietra d’inciampo” all’accordo quadro costituita dalle misure di accompagnamento per la protezione dei salari (al centro delle discussioni è soprattutto la regola degli otto giorni, che obbliga le aziende estere a notificare alle autorità elvetiche con tale preavviso l’invio di manodopera e a versare una cauzione), Hahn risponde in modo secco. Per la Svizzera – afferma – non possono esserci “eccezioni permanenti”, a Bruxelles non si accetta la “tattica del salame”, non ci sarà un “accordo quadro light”, né successivi accordi.

Hahn fa notare che in fatto di protezione dei salari “anche nell’Ue abbiamo delle regole e abbiamo proposto alla Svizzera di andarsele a vedere”. Anche qui occorre dar prova di flessibilità, argomenta il commissario.

La questione dell’accordo istituzionale con Bruxelles è stata ancora ieri al centro delle discussioni del Consiglio federale. Una decisione sul proseguimento delle trattative è stata annunciata per la settimana prossima: il governo si riunirà di nuovo venerdì, come è d’uso nelle settimane di sessione parlamentare. Il ministro degli esteri Cassis ha sottolineato più volte nei mesi scorsi la necessità di giungere ad un’intesa entro la fine dell’anno, per evitare che i negoziati slittino al 2019, anno di elezioni sia in Europa che in Svizzera.

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