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Brexit: May, Londra pretende rispetto da Bruxelles

La premier britannica Theresa May nel suo intervento a Downing Strett Keystone/AP Pool Getty Images/JACK TAYLOR sda-ats

(Keystone-ATS) Nei negoziati tra Gran Bretagna e Ue sulla Brexit “siamo nell’impasse” e per Londra “nessun accordo è meglio di un cattivo accordo”. Lo ha detto la premier Theresa May in una dichiarazione a Downing Street all’indomani del vertice Ue di Salisburgo.

Il governo britannico ha sempre trattato l’Unione Europea “con nient’altro se non rispetto” e “il Regno Unito si attende lo stesso” rispetto da Bruxelles, ha indicato May in risposta all’atteggiamento di ieri dei leader dei 27 a Salisburgo.

“Una buona relazione dipende da questo, alla fine del processo” negoziale, ha quindi avvertito, lasciando trasparire la sua irritazione per i toni del vertice di ieri.

May ha detto inoltre che non intende permettere di “rovesciare il risultato del referendum” sulla Brexit, né di far “sgretolare” il Regno Unito separandolo in modo “permanente” dall’Irlanda del Nord.

La premier britannica ha sottolineato che entrambe le parti vogliono un accordo, ma ha ammesso che le posizioni – sui confini dell’Irlanda e sulle future relazioni economiche – restano “molto distanti”.

May ha quindi insistito sulla “buona fede” delle proposte – in parte bocciate da Bruxelles – contenute nel piano varato dal proprio governo nella riunione di Chequers. Mentre ha respinto come inaccettabili “le due sole opzioni offerte tuttora dall’Ue”.

Il modello norvegese, con la permanenza di Londra nell’Area Economica Europea, non va bene perché a suo dire, “tradotto in inglese semplice, significherebbe per il Regno Unito” diventare un Paese vassallo: “sottomesso a tutte le regole dell’Unione, con la continuazione di un’immigrazione incontrollata dall’Ue e nell’impossibilità di stringere accordi commerciali con Paesi terzi”, “una presa in giro del referendum” sulla Brexit.

Mentre il modello alternativo canadese di un accordo di libero scambio sarebbe “anche peggio”, poiché nell’ottica di Bruxelles andrebbe associato “alla permanenza di fatto della sola Irlanda del Nord nell’Unione Doganale e nel Mercato Unico”: una garanzia del mantenimento d’una frontiera irlandese aperta come prescrivono gli storici accordi di pace del Venerdì Santo, ma che secondo la premier Tory avrebbe come conseguenza “la separazione permanente” dell’Ulster dal resto del Regno Unito.

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