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Accordo istituzionale, anche gli esperti sono divisi

Alcuni dei presenti allo scambio di vedute odierno sull'accordo quadro. KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) Dopo tre ore, l’audizione pubblica odierna di esperti di fronte alla Commissione della politica estera del Consiglio nazionale ha permesso di capire una cosa: nemmeno tra gli specialisti vi è unanimità di vedute sull’accordo istituzionale tra Svizzera e Ue.

Se per alcuni l’intesa è tutto sommato vantaggiosa, per altri l’accordo e la sua evoluzione presentano troppe incognite. Insomma, nonostante tutto il sapere sbandierato, a decidere in ultima istanza saranno i politici sulla base di considerazioni che vanno oltre i concetti morali di “buono” o ” cattivo”. L’intesa negoziata con Bruxelles, come ricordato nella sala delle conferenze del Consiglio federale, è un compromesso e, come ogni compromesso, presenta luci e ombre.

Le domande poste dai membri della commissione hanno toccato argomenti eterogenei, ma che agitano il mondo politico e no come la soluzioni delle vertenze, la protezione dei lavoratori, le direttive Ue sulla cittadinanza, gli aiuti di Stato. Invitati a dare il loro giudizio globale sul documento ora in procedura di consultazione, e sulla scorta delle risposte fornite in seguito, gli esperti si sono divisi in due gruppi: da un lato gli scettici, come l’ex ambasciatore Paul Widmer, professore a San Gallo, e l’ex giudice del Tribunale dell’Associazione europea di libero scambio (AELS) Carl Baudenbacher.

Sul fronte dei favorevoli gli accademici Christa Tobler (Basilea), Astrid Epiney (Friburgo) e Matthias Oesch (Zurigo). Un po’ in disparte Marc Bros de Puechredon dell’istituto di ricerca congiunturale Bak Basel, sentito in particolare sui vantaggi economici dell’accordo istituzionale e delle conseguenze di un “no” elvetico e, seduto nelle retrovie, il Segretario di Stato Roberto Balzaretti, capo negoziatore.

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