Prospettive svizzere in 10 lingue

“In Turchia comando ancora io”, ma Erdogan è più debole

Dopo la bruciante sconfitta nella sua Istanbul, Recep Tayyip Erdogan si lecca le ferite. KEYSTONE/EPA/ERDEM SAHIN sda-ats

(Keystone-ATS) Dopo la bruciante sconfitta nella sua Istanbul, Recep Tayyip Erdogan si lecca le ferite mostrando che non gli bruciano. Finora, le sue reazioni si riducono a messaggi via social, per dire che in fondo si eleggeva solo un sindaco, e che la Turchia è nelle sua mani.

Mentre il suo nuovo oppositore principe Ekrem Imamoglu prenderà il controllo del cuore economico del Paese, dove si produce un terzo della ricchezza nazionale, il presidente affronterà una serie di sfide che possono rivelarsi cruciali, anche per l’inedito indebolimento interno.

Al G20 di Osaka questo fine settimana dovrà tentare un equilibrismo dei suoi: tenersi i missili russi S-400 – un affare da 2,5 miliardi di dollari, con la prima consegna attesa entro metà luglio – ed evitare le sanzioni americane che potrebbero affossare l’economia turca, come avvenne un anno fa. Lui si è detto fiducioso di poter convincere Donald Trump a chiudere un occhio, grazie ai loro “buoni” rapporti.

Un nuovo grattacapo potrebbe diventare il fronte interno, che era la sua forza: non solo al Paese, ma persino al partito. La decisione di forzare la mano con la ripetizione del voto sul Bosforo, giunta dopo oltre un mese di tira e molla, ha spaccato l’Akp. E ora che si è rivelata fallimentare, quel dissenso che per timori o incapacità è a lungo rimasto sepolto sta rapidamente emergendo.

Tra i corridoi di Ankara si racconta che sarebbe vicino il momento tanto atteso dai suoi delfini, sempre tolti di mezzo sul più bello.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR