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TPF: ripreso processo contro Tigri tamil, requisitoria

Il processo era cominciato l'8 gennaio al Tribunale penale federale di Bellinzona. Keystone/KEYSTONE/TI-PRESS/ALESSANDRO CRINARI sda-ats

(Keystone-ATS) Il processo cominciato lo scorso 8 gennaio contro 13 presunti fiancheggiatori della guerriglia tamil nello Sri Lanka è ripreso oggi davanti al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona, dopo una pausa di due settimane.

La procuratrice federale Juliette Noto ha cominciato a metà pomeriggio la sua requisitoria, che proseguirà domani.

“Siamo di fronte a un caso particolare che riguarda una organizzazione criminale come non ne esistono più”, ha esordito la procuratrice, sottolineando che le Tigri di liberazione dell’Eelam tamil (LTTE) hanno assassinato due capi di Stato, il presidente indiano Rajiv Gandhi e il suo omologo dello Sri Lanka Ranasinghe Premadasa. Si tratta di “una organizzazione la cui efficacia ha ispirato al Qaida”, ha proseguito, denunciando il suo controllo sulla comunità tamil in Svizzera tramite l’associazione di copertura World Tamil Coordinating Comitee (WTCC), la cui presunta attività illecita di raccolta di fondi tra la comunità tamil a beneficio delle Tigri è al centro del processo.

Juliette Noto ha esortato il tribunale a non lasciarsi ingannare dalla difesa, che ha sostenuto senza sosta la legittimità della lotta dei tamil contro un regime presentato come genocida. Se ci sono stati crimini da parte del governo di Colombo, questi “non possono essere invocati a discarico delle Tigri tamil”, ha affermato la procuratrice.

Juliette Noto ha spiegato la durata del procedimento – quasi nove anni – affermando che una prima inchiesta condotta a Zurigo negli anni Novanta era stata macchiata da regolamenti di conti tra tamil. “Abbiamo voluto evitare questo e abbiamo dovuto corroborare molte dichiarazioni e scartarne un gran numero”, ha proseguito, sottolineando la difficoltà per gli inquirenti di entrare nei segreti dell’organizzazione. Infine, la “strategia di rottura” adottata dalla difesa non ha contribuito ad accelerare il procedimento stesso, ha detto la procuratrice.

Nella mattinata il pubblico ministero e gli avvocati della difesa si sono ancora affrontati sugli ultimi mezzi di prova richiesti dalle difesa stessa.

Questa voleva in particolare che fossero ascoltanti due poliziotti vodesi che erano intervenuti all’inizio dell’inchiesta 8 anni fa. Ha inoltre chiesto come mai manchino nel fascicolo i verbali degli ascolti telefonici riguardanti il WTCC.

La procuratrice si è opposta alle richieste della difesa. Juliette Noto ha ricordato che il WTCC aveva cessato l’attività dieci giorni dopo l’apertura dell’inchiesta e che ascolti telefonici non avevano dunque senso. “Non ci sono stati neppure ascolti segreti, poiché la base legale per simili provvedimenti esiste solo dall’anno scorso”, ha detto la procuratrice, che si appresta alla requisitoria.

Le accuse contro i 13 imputati – 12 tamil e un tedesco – vanno dal sostegno o partecipazione a un’organizzazione criminale alla truffa, dall’estorsione alla falsità in documenti, fino al riciclaggio di denaro. Secondo l’atto d’accusa, le attività illecite – durate una decina di anni, tra il 1999 e la sconfitta della guerriglia tamil nel maggio 2009 – avrebbero consentito di raccogliere, tra la comunità tamil in esilio, circa 15 milioni di franchi tramite un sistema sofisticato di crediti al consumo.

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