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TPF: chiesti 24 mesi per dirigenti CCIS per propaganda terrorismo

Cherni, Illi e Blancho (da sinistra a destra) al loro arrivo stamane al processo, accompagnati da un gruppo di sostenitori Keystone/KEYSTONE/TI-PRESS/ALESSANDRO CRINARI sda-ats

(Keystone-ATS) La procuratrice federale Juliette Noto ha chiesto una pena di due anni con la condizionale per i tre dirigenti del Consiglio centrale islamico della Svizzera (CCIS) comparsi oggi al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona per propaganda a favore del terrorismo.

I tre si sono avvalsi del diritto di non rispondere: considerano il processo politico e le accuse senza fondamento. Il processo si concluderà domani. La lettura della sentenza è prevista per il 25 maggio.

Il presidente del CCIS Nicolas Blancho, il responsabile della comunicazione Qaasim Illi e il “produttore culturale” dell’organizzazione Naim Cherni sono accusati di aver violato la legge federale che vieta i gruppi terroristici al-Qaida, Stato islamico (Isis) e le organizzazioni associate.

Lo avrebbero fatto in particolare con una videointervista effettuata nell’ottobre 2015 in Siria ad Abdallah al-Muhaysini, un saudita che la Procura federale ritiene fosse un alto esponente di al-Qaida inel paese mediorientale. Lo stesso al-Muhaysini si è invece sempre dichiarato indipendente e non si è mai riconosciuto pubblicamente in al Qaida.

L’imputato principale è Cherni, 26enne tedesco residente a Berna, che secondo i servizi segreti elvetici “da anni contribuisce a radicalizzare giovani musulmani in Svizzera e mobilitarli per la lotta jihadista”. Egli sostiene invece che con i suoi video ha voluto mettere in guardia contro i terroristi dell’Isis.

I tre esponenti del CCIS, che rischiavano fino a cinque anni di carcere o una pena pecuniaria, stamane sono stati accolti davanti al tribunale da una trentina di persone al grido di “Allah u akbar” (Dio è il più grande).

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