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Stallo in Catalogna su Puigdemont, rischio nuovi arresti

Marta Rovira, segretaria del partito catalano Erc indagata per 'ribellione', mentre esce dall'ufficio del giudice per le indagini preliminari del tribunale supremo spagnolo. KEYSTONE/EPA EFE/JAVIER LIZON sda-ats

(Keystone-ATS) Marta Rovira e Marta Pascal, le segretarie dei due principali partiti catalani indagate per ‘ribellione’, sono uscite oggi libere dall’ufficio del giudice per le indagini preliminari del tribunale supremo spagnolo Pablo Llarena.

Le “due Marte” sono state più fortunate dei “due Jordi”, Sanchez e Cuixart, i due leader indipendentisti catalani in carcere a Madrid da 4 mesi.

Per evitare il carcere però Rovira, principale leader ancora a piede libero di Erc dell’ex vicepresidente Oriol Junqueras, già da 3 mesi in prigione, ha dovuto pagare una cauzione di 60mila euro.

Gli interrogatori di Rovira e Pascal, leader del Pdecat di Carles Puigdemont in esilio in Belgio, hanno aperto una nuova settimana critica per la Catalogna. Domani Llarena interrogherà l’ex President Artur Mas, mercoledì l’ex leader Cup Ana Gabriel.

Anche per loro potrebbe scattare l’ordine d’arresto. Tutti sono accusati di ‘ribellione’, rischiano condanne a 30 anni di carcere per avere portato avanti pacificamente il progetto politico dell’indipendenza.

L’ex procuratore capo della Catalogna, José Maria Mena, ha criticato oggi il castello accusatorio costruito dalla giustizia spagnola contro l’indipendentismo, rilevando che in assenza di atti di violenza non ci può essere una incriminazione per ‘ribellione’ e che i leader tuttora in carcere sono “detenuti politici”.

Non è chiaro se Gabriel, leader dell’estrema sinistra, andrà dal giudice. È a Ginevra da sabato e ha visto un avvocato specializzato nei diritti umani. Come Puigdemont, e i suoi 4 ex ministri in esilio in Belgio, potrebbe decidere di non rientrare e combattere davanti alla giustizia elvetica una possibile richiesta di estradizione spagnola.

Per gli interrogatori del giudice Llarena sono state sospese le trattative fra i partiti indipendentisti, maggioranza assoluta nel parlamento di Barcellona, sul nuovo presidente catalano, la cui elezione è vitale per porre fine al commissariamento della regione ribelle da parte di Madrid. Tutto è sempre bloccato dal rifiuto di Puigdemont – contro cui c’è il veto della corte costituzionale di Madrid – a farsi da parte accettando un ruolo simbolico dall’esilio.

La Catalogna paga un prezzo crescente per ogni nuovo giorno senza governo. Erc e parte dello stesso Pdecat premono ora su Puigdemont perché indichi un candidato alternativo. “La formazione di un governo effettivo in Catalogna è ora un punto di consenso generale”, denuncia oggi El Periodico in un editoriale, e “solo Puigdemont e i suoi fedelissimi sembrano non rendersene conto”.

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