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Esattamente 25 anni fa Zurigo evacuava il Platzspitz

È trascorso un quarto di secolo da quando la scena aperta della droga al Platzspitz di Zurigo è stata evacuata. Lungi dal porre fine al problema dei tossicodipendenti, ciò ha almeno segnato una svolta nelle mentalità.

Oggi quando fa bel tempo, i bambini si divertono al parco giochi, i giovani si riuniscono intorno al palco dove si balla e si ascolta musica, tanta gente passeggia alla confluenza dei fiumi di Zurigo, la Sihl e la Limmat, proprio dietro al Museo Nazionale e al suo nuovo padiglione. Nulla farebbe immaginare gli anni tragici vissuti dal parco del Platzspitz.

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Esattamente 25 anni fa, il 5 febbraio 1992, Zurigo ha chiuso quella che era diventata la mecca europea della droga. Qui quotidianamente si approvvigionavano di droga, principalmente eroina, fino a tremila tossicomani provenienti dalla Svizzera e dall’estero.

Il posto a quel tempo era soprannominato “Needle Park” (parco degli aghi, nel senso delle siringhe). I tossicodipendenti si iniettavano la droga pubblicamente, in un parco nel centro della lussuosa capitale economica della Svizzera, che era diventato un immondezzaio.

L’anno prima della chiusura, lì sono stati distribuiti 5 milioni di siringhe. I soccorritori avevano dovuto rianimare 3’600 persone, 21 tossicodipendenti erano morti sul posto.

Eseguita senza misure di accompagnamento, l’operazione di evacuazione era destinata al fallimento. I tossicodipendenti si sono semplicemente trasferiti intorno alla stazione in disuso del Letten, non lontano dal Platzspitz.

È così nata una nuova scena aperta altrettanto imponente e ancora più violenta. Questa sarà definitivamente sgomberata nel 1995. Questa volta, l’operazione è stata accuratamente preparata, con molti aiuti, la distribuzione controllata di eroina o di metadone, oppure programmi di integrazione professionale.

Queste scene di droga aperte hanno portato la Svizzera a sviluppare la sua politica innovativa dei cosiddetti quattro pilastri: repressione, prevenzione, terapia e aiuto alla sopravvivenza.

(Foto: Keystone; Testo: ats; Video: RSI)

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