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Gli “scrocconi” delle pensioni svizzere all’estero nel mirino

Petra Gössi
"I pensionati all'estero non generano alcun valore aggiunto in Svizzera", afferma la presidente del Partito liberale radicale svizzero Petra Gössi, che vorrebbe ridurre le loro rendite. Keystone

I beneficiari di pensioni svizzere all'estero sono al centro di un infuocato dibattito: per risparmiare, la presidente del Partito liberale radicale (PLR) svizzero Petra Gössi propone tagli sulle loro rendite di vecchiaia AVS. Lanciata dalle pagine del quotidiano Blick, l'idea provoca l'indignazione di rappresentanti di altri partiti.

La controversia s’inserisce nel dibattito sulla riforma del sistema previdenziale svizzero, sulla quale il popolo elvetico voterà il prossimo 24 settembre. L’invecchiamento della popolazione richiede infatti cambiamenti, poiché il numero dei beneficiari di rendite dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) e delle casse pensioni – i cosiddetti due pilastri della previdenza svizzera – continua ad aumentare, mentre quello di coloro che sono in età di contribuire diminuisce. Senza interventi, l’AVS tra qualche anno sprofonderebbe nelle cifre rosse.

La riforma adottata dalla maggioranza del parlamento non soddisfa però buona parte della destra, che reclamava misure ancora più incisive. Tra costoro c’è appunto Petra Gössi che ora avanza una nuova idea per contribuire a ristabilire il pareggio dei conti dell’AVS. Nel mirino della presidente del PLR vi sono le pensioni versate all’estero – soprattutto lavoratori stranieri che quando vanno in pensione tornano nel Paese di origine, soprattutto in Italia (234’500 beneficiari di rendite AVS alla fine del 2016), Spagna e Portogallo.

“Coloro che vivono all’estero sulle nostre spalle”

La misura di risparmio avanzata da Petra Gössi colpirebbe anche gli svizzeri all’estero. “I pensionati all’estero non generano alcun valore aggiunto in Svizzera. Non pagano tasse e non consumano qui”, ha argomentato la presidente del PLR dalle colonne del Blick. “Noi indoriamo loro la pensione a spese delle generazioni future”.

Petra Gössi insorge in particolare contro il supplemento di 70 franchi al mese per le nuove rendite AVS, che dovrebbe essere versato a partire dal 2019, se la riforma della previdenza sarà avallata nella votazione del 24 settembre.

Gran parte delle rendite di vecchiaia versate a stranieri all’estero sono molto modeste – da 450 a 490 franchi al mese –, perciò 70 franchi in più farebbero una grossa differenza, si sottolinea nel campo dei sostenitori della proposta di Petra Gössi.

In proposito occorre precisare che coloro che sono già in pensione non beneficerebbero di questo aumento di 70 franchi, previsto nella riforma come compensazione per la riduzione delle future rendite delle casse pensioni e per l’innalzamento dell’età di pensione delle donne da 64 a 65 anni. Inoltre l’importo di 70 franchi sarebbe aggiunto alle rendite integrali, mentre coloro che percepiscono solo rendite ridotte – vale a dire che non hanno il numero di anni contribuitivi previsto dalla legge –, come è appunto il caso di molti lavoratori stranieri che hanno lavorato solo un certo numero di anni in Svizzera, riceverebbero un supplemento ridotto, proporzionale ai diritti acquisiti.

Da notare peraltro che complessivamente la somma delle rendite di vecchiaia AVS versate all’estero corrisponde solo al 13% del totale.

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swissinfo.ch

Intanto in Svizzera l’idea di Petra Gössi ha suscitato reazioni indignate da parte della sinistra. La presidente di Unia – il più grande sindacato della Svizzera – Vania Alleva trova la proposta “vergognosa e assolutamente contraddittoria. Essa colpirebbe soprattutto italiani e spagnoli, che hanno partecipato alla costruzione della Svizzera moderna”, rileva la sindacalista. Secondo il presidente del Partito socialista svizzero, Christian Levrat, “è un’insolenza, che la signora Gössi voglia imporre a queste persone dove debbano godersi la loro meritata pensione dopo una vita di duro lavoro”.

Il quotidiano zurighese “Tages-Anzeiger” si sorprende che Petra Gössi lanci un dibattito che fa leva sull’invidia nei confronti di beneficiari di piccole rendite, allorché non ha mai voluto discutere delle paghe dorate dei grandi manager.

Rendite adattate al potere d’acquisto?

In ogni caso, il dibattito sulle pensioni versate fuori dalla Confederazione coinvolge anche gli svizzeri all’estero. Questi ultimi, secondo le cifre del mese di dicembre 2016, rappresentano esattamente il 4,69% di tutti i beneficiari di rendite di vecchiaia e in totale ricevono 123’364 franchi al mese. In media, percepiscono 1’151 franchi a testa, vale a dire più del doppio dei beneficiari stranieri all’estero (491 franchi).

Il maggior numero di svizzeri all’estero beneficiari di una rendita di vecchiaia AVS si trova in Francia (25’000). In Italia sono 9’500. Un paese in cui sono abbastanza numerosi – 2’300 – è la Thailandia.

Ed è proprio guardando alla Thailandia, dove il costo della vita è pari a circa un sesto di quello in Svizzera, che tra alcuni parlamentari di destra è nata una nuova idea di risparmio: adeguare le rendite AVS all’estero al costo della vita nel paese in cui risiedono i beneficiari. Il potenziale di risparmio sarebbe di alcune migliaia di franchi. E garantirebbe anche tanta irritazione.

Numero crescente

Quasi un terzo dei beneficiari di una rendita di vecchiaia AVS vive all’estero. Una quota che appare inoltre destinata ad aumentare. Come si vede nel grafico seguente sull’evoluzione dal 2005 al 2015, il ritmo di crescita dei beneficiari all’estero è infatti superiore a quello dei beneficiari in Svizzera.

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La tendenza al rialzo si riscontra anche nelle cifre delle persone in età pensionabile emigrate dalla Svizzera negli ultimi anni:

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Diversamente dai beneficiari dell’AVS in Svizzera, coloro che risiedono all’estero non hanno diritto né alle prestazioni complementari per persone con una rendita che non copre il minimo vitale, né agli assegni per grandi invalidi.

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