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Relazioni internazionali

Nonostante il suo statuto neutrale, la Svizzera è inserita a vari livelli nel contesto internazionale. Negli ultimi anni ha assunto un ruolo più attivo quale mediatrice e rappresentante degli interessi diplomatici.

Gli obiettivi della politica estera svizzera possono essere riassunti con i seguenti principi guida:

  • Convivenza pacifica tra i popoli
  • Rispetto dei diritti dell’uomo e promozione della democrazia
  • Tutela degli interessi dell’economia svizzera all’estero
  • Aiuto alle popolazioni nel bisogno e lotta contro la povertà nel mondo
  • Salvaguardia delle basi naturali della vita

Nonostante il suo statuto neutrale, la Svizzera è inserita a vari livelli nel contesto internazionale. Fa parte di numerosi organismi internazionali come l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), il Consiglio d’Europa e l’Organizzazione internazionale della francofonia (OIF).

La Svizzera ha aderito solo nel 2002 alle Nazioni unite, in compenso è stato il primo stato a farlo dopo una votazione popolare. La Confederazione ha anche stretti vincoli economici, politici, sociali, scientifici e culturali con l’Unione europea, grazie soprattutto ai vari accordi bilaterali.

Ginevra è in qualche modo la “capitale internazionale” della Svizzera. La città ospita circa 200 organizzazioni internazionali, tra cui il Comitato internazionale della Croce rossa (CICR) e la sede europea dell’ONU.

Il ruolo più attivo assunto negli ultimi anni dalla Svizzera nella politica estera non fa però l’unanimità nel paese ed è oggetto di aspre critiche da parte della destra nazional-conservatrice.

Buoni uffici e mediazione

Un elemento importante della politica estera svizzera è l’impegno per la pace e la sicurezza nel mondo. La sua politica dei “buoni uffici” ha una lunga tradizione.

Grazie alla sua neutralità, la Svizzera assume spesso anche il ruolo di mediatrice. La diplomazia svizzera ha per esempio avuto un ruolo di primo piano nella normalizzazione dei rapporti tra Armenia e Turchia. Un accordo tra i due paesi è stato firmato nel 2009 a Zurigo.

La Svizzera si è impegnata anche negli sforzi di mediazione nel Vicino Oriente, in Sudan, nello Sri Lanka e in Colombia. Inoltre, ospita sul suo territorio neutrale incontri internazionali che riguardano vertenze complesse. In Svizzera si sono incontrati per esempio rappresentanti degli Stati uniti, dell’Iran e della Russia.

Anche il compito di difendere gli interessi di uno stato in un altro paese con cui non ha relazioni diplomatiche è parte dei buoni uffici. La Svizzera rappresenta gli interessi statunitensi in Iran fin dalla crisi degli ostaggi del 1980. Inoltre cura gli interessi della Russia in Georgia e della Georgia in Russia. Dal 1961 al 2015 la Svizzera ha fatto da intermediario tra gli Stati uniti e Cuba.

Altre informazioni ufficiali sulla politica della Svizzera in favore della pace nel mondo si trovano sul sito del ministero degli esteri.

Cooperazione allo sviluppo

Uno degli ambiti più visibili della politica estera svizzera è quello della cooperazione allo sviluppo. I programmi di aiuto si rivolgono in particolare ad alcuni tra i paesi più poveri al mondo e si concentrano sullo sviluppo rurale, sulla gestione delle risorse idriche, sulla protezione dell’ambiente, sulla salute e sulla formazione. L’obiettivo è quello di rafforzare l’autonomia economica e politica delle regioni interessate. La priorità è la lotta alla povertà in conformità con gli Obiettivi dell’ONU per il millennio.

La Svizzera sostiene inoltre organizzazioni internazionali come l’ONU o le banche regionali di sviluppo nel quadro della cooperazione multilaterale. In questo modo può offrire il suo sostegno anche a paesi che non raggiunge con i suoi programmi prioritari.

La quota dell’aiuto pubblico allo sviluppo in Svizzera raggiungeva nel 2009 lo 0,47% del prodotto nazionale lordo, situandosi leggermente al di sotto della media dei paesi dell’OCSE (0,48%).

La Svizzera partecipa anche al patto di stabilità per l’Europa sudorientale (oggi Consiglio di cooperazione regionale) creato nel 1999. L’aiuto svizzero alla regione ammonta a più di un miliardo di franchi.

Altre informazioni ufficiali sulla cooperazione allo sviluppo di trovano sul sito della Direzione per lo sviluppo e la cooperazione.

Aiuto umanitario

Oltre a impegnarsi nella cooperazione allo sviluppo, la Svizzera contribuisce con il suo aiuto umanitario a lenire le condizioni di vita delle popolazioni colpite da catastrofi naturali, come terremoti o inondazioni, o da crisi e conflitti. La Svizzera sostiene in questo ambito le operazioni di altre organizzazioni umanitarie o gestisce progetti in proprio. Offre aiuti immediati in situazioni di emergenza e sostiene in seguito progetti di ricostruzione.

Altre informazioni ufficiali sull’aiuto umanitario della Svizzera si trovano sul sito della Direzione per lo sviluppo e la cooperazione.

Il simbolo più noto della politica umanitaria svizzera è il Comitato internazionale della Croce rossa, fondato nel 1863 a Ginevra. Il CICR offre aiuto e protezione alle vittime di un conflitto armato, distribuisce viveri e altri beni di prima necessità in zone di guerra e organizza soccorsi medici. Il CICR è attivo in tutto il mondo.

Alla Svizzera, come stato depositario delle Convenzioni di Ginevra, incombono particolari obblighi giuridici. Le quattro convenzioni del 1949, i due protocolli aggiuntivi del 1977 e quello del 2005 formano il nucleo del diritto umanitario internazionale.

Altre informazioni sul diritto umanitario internazionale possono essere consultate sul sito del ministero degli esteri.

Con un contributo di 105 milioni di franchi, la Svizzera è stata nel 2009 la terza più importante finanziatrice del CICR, dopo gli Stati uniti e l’Unione europea. Dei 105 milioni versati dalla Confederazione, 70 erano destinati al budget della sede principale dell’organizzazione a Ginevra.

Informazioni e approfondimenti sulla storia e sulle attività del CICR si trovano nel dossier speciale di swissinfo “Da Solferino alla Croce rossa”

Rapporti con l’Unione europea (UE)

Nonostante si trovi in mezzo all’Europa, la Svizzera non fa parte dell’Unione europea. I rapporti con l’UE sono regolati da una serie di accordi bilaterali. Una parte consistente della popolazione svizzera rimane scettica rispetto all’ipotesi di un’adesione all’UE.

Nel dicembre del 1992, le cittadine e i cittadini svizzeri hanno respinto di misura l’adesione allo Spazio economico europeo (SEE). Gli altri membri dell’Associazione europea di libero scambio (AELS) – Islanda, Liechtenstein e Norvegia – sono invece entrati a far parte del SEE. L’AELS continua tuttavia a esistere.

Nel maggio del 1992 il governo svizzero aveva depositato presso l’UE una richiesta di adesione. Dopo il no al SEE, il governo ha deciso di mantenere l’ “obiettivo strategico” di un’adesione all’UE, ma di congelare la candidatura. Un’eventuale adesione della Svizzera all’UE dovrebbe essere decisa in votazione popolare e per essere approvata, la proposta dovrebbe conquistare la maggioranza dei votanti e dei cantoni.

Lo scetticismo rispetto all’UE dipende da molti fattori. Agli occhi di molti svizzeri, l’Unione europea soffre di una carenza di democrazia. Il diritto di iniziativa e di referendum, esercitato con frequenza dai cittadini svizzeri, dovrebbe essere sottoposto a una drastica revisione per rispondere ai criteri dell’UE.

Inoltre ci sono molte preoccupazioni sui costi di un’adesione. La Svizzera farebbe parte dei paesi i cui contributi finanziari all’UE sarebbero superiori alle sovvenzioni ottenute dalla stessa. Permangono poi dei dubbi sulla compatibilità della neutralità svizzera con l’appartenenza all’UE.

Dopo il no allo Spazio economico europeo, il governo si è concentrato sulla via bilaterale e ha stipulato oltre 20 accordi con l’UE, che regolano ambiti come la libera circolazione delle persone, la riduzione degli ostacoli al commercio, gli appalti pubblici, l’agricoltura, il traffico, la ricerca, la sicurezza, la politica d’asilo, l’ambiente e la cultura. Gli accordi bilaterali sono stati approvati in due tornate, nel 2000 e nel 2005, dalle cittadine e dai cittadini svizzeri. Inoltre il popolo ha approvato nel 2006 un contributo di un miliardo per il fondo di coesione dell’Unione europea in favore dei nuovi membri.

Una delle conseguenze della via bilaterale, che sta diventando più ardua da percorrere, è il fatto che in molti ambiti la Svizzera deve riprendere la legislazione dell’UE pur non potendo partecipare alla sua elaborazione. È difficile prevedere come si svilupperanno le relazioni con l’UE nei prossimi anni. L’ipotesi di un’adesione appare tuttavia ancora molto remota.

Gli accordi bilaterali con l’Unione Europea sono messi a dura prova anche dall’accettazione da parte del popolo svizzero, il 9 febbraio 2014, di un’iniziativa per limitare l’immigrazioneCollegamento esterno. L’applicazione di questa iniziativa violerebbe l’accordo sulla libera circolazione delle personeCollegamento esterno.

Altre informazioni ufficiali sulle relazioni tra Svizzera e UE si trovano sul sito dell’Ufficio dell’integrazione.

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