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Opposizione israeliana chiede dimissioni Netanyahu

Il premier Netanyahu respinge ogni addebito Keystone/AP REUTERS POOL/RONEN ZVULUN sda-ats

(Keystone-ATS) Benyamin Netanyahu “è un corrotto” e deve dimettersi. L’opposizione al governo del primo ministro israeliano va all’attacco, forte della bufera politica scatenata dalle “raccomandazioni” dalla polizia al termine delle indagini sul premier.

Ma Netanyahu, accusato dalla polizia di corruzione, frode e abuso di ufficio in due casi, non ha alcuna intenzione di lasciare: parla di “mondo alla rovescia”, contesta le indagini e i testimoni come l’ex ministro delle finanze Yair Lapid, reitera le accuse contro il capo della polizia Roni Alscheich. Poi esclude ogni “elezione anticipata” rispetto alla scadenza della legislatura nel 2019 e mobilita i suoi elettori.

Il braccio di ferro – hanno fatto notare molti commentatori – è solo all’inizio visto che il Procuratore generale Avichai Mandelblit, unico depositario della eventuale incriminazione formale del premier, potrebbe impiegare anche alcuni mesi per decidere, in attesa che le “raccomandazioni” di ieri siano vagliate da altri due livelli della magistratura.

Qualunque sia il lasso di tempo – hanno sostenuto altri commentatori – c’è una grave impasse con un premier sul quale pende una vicenda giudiziaria. Nahum Barnea, autorevole opinionista di Yediot Ahronot ha scritto oggi che “il premier deve sospendersi fino alla decisione di Mandelblit. Lo stato è più importante del suo primo ministro”. Ma è altrettanto vero – hanno sottolineato altri – che, fino a prova contraria, Netanyahu è innocente. E in base alla legge non c’è alcun obbligo di dimissioni.

L’ex ministro degli esteri Tizpi Livni ha definito Netanyahu “un corrotto e un corruttore” e gli ha chiesto di fare un passo indietro. “Lui e il suo partito – ha detto – non fanno che colpire e delegittimare la polizia e la magistratura”. Per l’ex premier Ehud Barak, Netanyahu deve dichiararsi “impossibilitato” a svolgere il suo incarico ed ha invitato la sua coalizione di governo a “sostituirlo in questa ora critica”. “Il quadro che emerge dalle raccomandazioni della polizia – ha incalzato – mette i brividi”.

Furibondo lo scontro tra il premier e Lapid: “la polizia – ha osservato Netanyahu riferendosi alla deposizione dell’ex ministro delle finanze nel caso dei regali illeciti ricevuti da uomini d’affari – lo ha interrogato un’ora sola ed ora la definisce una testimonianza chiave in un’indagine durata un anno”. Una inchiesta che invece per il premier “è piena di buchi, come una groviera”. “Questo – ha subito rimbeccato Lapid – è come parlano i criminali. Non lasceremo fare di questo paese un luogo dove la gente onesta abbia paura di dire la verità”.

Ma è indubbio che, per ora, il premier abbia dietro di sé il suo partito, il Likud, e i tre principali alleati di governo: Moshè Kahlon di Kulanu, Naftali Bennett di Focolare ebraico, leader dei coloni, e Avigdor Lieberman di Beitenu. L’unico distinguo lo ha fatto proprio Bennett, ritenuto un potenziale rivale di Netanyahu: “ricevere regali così ingenti per un periodo così lungo – ha osservato – non rientra nelle aspettative dei cittadini di Israele dal loro premier”. Ma ha aggiunto che occorre attendere il parere di Mandelblit.

Tuttavia, la metà esatta degli israeliani, secondo due sondaggi televisivi, ha auspicato che Netanyahu si dimetta o si dichiari impossibilitato a governare. Il 42% ritiene invece che debba proseguire e un 34% concorda col premier: “Elementi nella polizia e nel mondo politico” con le indagini hanno “cercato di compiere un putsch”.

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