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Il genocidio armeno mette in luce la crisi attuale in Medio Oriente

lampione
Sui pali dei Lampioni della Memoria sono riportati dei frammenti di un testo della psicanalista Janine Altounian, che si legge dal basso verso l'alto. swissinfo.ch

Malgrado l'opposizione di Ankara, l'opera "I Lampioni della Memoria" è stata inaugurata a Ginevra dopo dieci anni di battaglie giudiziarie e diplomatiche. Il lavoro dell'artista Melik Ohanian rende omaggio agli armeni uccisi oltre un secolo fa in Turchia e ai numerosi svizzeri che si sono mobilitati in loro favore sin dai primi massacri. Un messaggio che continua ad essere di attualità.

Lo stesso giorno dell’inaugurazione dei ‘Lampioni della MemoriaCollegamento esterno‘, il 13 aprile scorso, in un parco di Ginevra, la Federazione delle associazioni turche della Svizzera romanda ha ribadito il suo sdegno con un inserto pubblicitarioCollegamento esterno di due pagine sul quotidiano Tribune de Genève. Esso raffigura il profilo della città, trasudante sangue, e uno dei lampioni che compongono il memoriale. La struttura è però qui trasformata in patibolo, con una persona sospesa che dovrebbe rappresentare la storia e la verità.

Difficile non intravvedere, al di là dell’allegoria, il riflesso delle scene traumatizzanti del genocidio armeno e la minaccia implicita che i massacri possano ricominciare.

Rivoltato da questo sinistro manifesto pubblicitario, e sorpreso che il giornale ginevrino si sia prestato all’operazione, l’autore dei Lampioni della Memoria lo considera una conferma della pertinenza del memoriale e della sua attualità. “Il cammino che ha portato al progetto e le opposizioni incontrate sono parte integrante dell’opera. Questo percorso replica ciò che hanno subito gli armeni durante e dopo il genocidio. Tutta questa polemica politica e giuridica attorno al progetto conferisce all’opera la propria realtà e vita”, afferma Melik Ohanian, artista francese di origini armene.

Costituita da nove lampioni disseminati in un parco pubblico della città, con una lacrima al posto delle lampadine, l’opera riflette il destino degli armeni sottoposti a supplizio, dei loro discendenti e di tutti coloro che hanno fornito loro soccorso, in particolare a Ginevra.

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Ginevra, focolaio armeno

“Ginevra ha un posto importante nella storia moderna degli armeni”, sottolinea lo storico Vicken CheterianCollegamento esterno. È in questa città che sette studenti dell’Università di Ginevra fondarono il primo partito politico armeno e il primo partito marxista del Medio Oriente.

Nel periodo che ha preceduto la Prima guerra mondiale, Ginevra ospitava numerosi esiliati politici e rivoluzionari. Gli armeni frequentavano dei militanti dei Giovani Turchi, che condividevano lo stesso obiettivo di riformare il potere ottomano. E questo prima che perseguitassero a loro volta gli armeni dopo il crollo dell’impero.

Dal canto loro, gli svizzeri erano particolarmente colpiti dalla causa armena. “La stampa elvetica ha coperto nei dettagli i massacri hamidiani (1894-1896), poi il genocidio e le sue conseguenze”, rammenta Vicken Cheterian.

Ciò non ha mancato di suscitare l’ira del potere ottomano e poi turco. L’ambasciatore svizzero a Parigi, Charles Lardy, ha evocato il problema in un documento Collegamento esternotrasmesso nel 1897 al presidente della Confederazione: “Leggiamo molto i giornali svizzeri e in particolare quelli della Svizzera francese sono molto letti all’estero; sappiamo che non sono venduti; sappiamo che rappresentano una sorta di media della coscienza europea in un Paese libero e onesto; c’è una specie di aureola attorno alla letteratura romanda. Sarebbe molto opportuno che la vostra stampa potesse abbassare un po’ il tono e che i vostri uomini politici si esprimessero un po’ più in sordina”.

È così un po’ di tutto questo ad essersi ripetuto durante l’inaugurazione dei Lampioni della Memoria. Eppure, il memoriale vuole parlare dell’insieme dei genocidi e dei massacri perpetrati su vasta scala nel XX secolo e della memoria dolorosa che suscitano.

“I dirigenti nazisti hanno visto nel genocidio armeno la soluzione ideale per risolvere, a loro modo di vedere, il problema delle minoranze in Europa” Stefan Ihrig, storico

Ispirazione per i nazisti

È d’altronde storicamente attestato che il genocidio degli armeni nel 1915 è stato una fonte di ispirazione per i nazisti. “Durante la Prima guerra mondiale, l’esercito ottomano era sotto un comando militare tedesco di 12’000 individui. Questi hanno partecipato alla pianificazione e in alcuni casi alla deportazione e ai massacri degli armeni. E come ha raccontato lo storico Stefan IhrigCollegamento esterno, i dirigenti nazisti, di cui molti avevano avuto un incarico in Turchia, hanno visto nel genocidio armeno la soluzione ideale per risolvere, a loro modo di vedere, il problema delle minoranze in Europa”, sottolinea Vicken Cheterian.

Non è però l’unica conseguenza dei massacri perpetrati da un potere ottomano al tramonto nei confronti degli armeni, come pure dei greci dell’Anatolia e degli assiri.

Una pulizia etnica che prosegue

“Non abbiamo capito l’importanza dei greci, degli assiri e degli armeni nella storia del Medio Oriente. Questi popoli erano presenti prima dell’arrivo degli arabi e dei turchi. Hanno contribuito a plasmare il Medio Oriente. L’impoverimento culturale, politico, economico di questa regione si spiega anche con la scomparsa di queste comunità, che facevano da ponte tra le altre componenti della popolazione. La recrudescenza delle tensioni e degli scontri tra sciiti e sunniti in questi ultimi decenni si spiega anche con la scomparsa dei cristiani di Oriente”, sostiene Vicken Cheterian.

Riconoscere la realtà del genocidio armeno permette quindi di capire le dinamiche mortifere che oggi insanguinano la regione. Bisogna quindi che il governo svizzero riconosca ufficialmente questi massacri di massa? Per Sarkis Shahinian, del intergruppo parlamentare Svizzera-Armenia, la decisione che prenderanno o meno i membri attuali o futuri del governo non è così importante. “La Confederazione ha riconosciuto il genocidio armeno nel messaggioCollegamento esterno che spiega le ragioni della sua adesione allo Statuto di Roma che istituisce la Corte penale internazionale”.

Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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