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Gb: Abramovich senza visto, Londra avverte gli oligarchi

(Keystone-ATS) Se non è un foglio di via, ha tutta l’aria d’essere un avvertimento. Roman Abramovich, il miliardario russo proprietario – fra le altre cose – del Chelsea, è da quasi un mese senza visto britannico.

Il permesso di residenza nel Regno, dove vive da anni per buona parte del suo tempo e dove ha portato ‘in dono’ una fetta consistente delle sue immense fortune, è scaduto a fine aprile: e al momento non risulta essere stato ancora rinnovato sullo sfondo dei nuovi venti di guerra gelida, alimentati dal caso Skripal, che spirano fra Londra e Mosca, con la minaccia britannica di controlli più severi sui nababbi venuti dall’est tra le sontuose proprietà di quella che fu ribattezzata la Londongrad sul Tamigi.

La vicenda, svelata alla Bbc da fonti vicine all’interessato, è accreditata un po’ da tutti i media d’oltremanica. Anche se ufficialmente lo staff di Roman Arkadievich si rifiuta di commentare qualunque “questione personale”. E lo stesso Home Office, il ministero dell’Interno britannico, non conferma l’esistenza di problemi specifici dietro il ‘ritardo’. Di certo c’è che Abramovich, 51 anni, indicato nel 2017 al 13esimo posto fra gli uomini più ricchi del Regno Unito dal Sunday Times con un patrimonio personale superiore ai 10 miliardi e mezzo di euro dopo essere stato anche più alto in classifica, non si vede a Londra da oltre un mese. Tanto da disertare persino, fatto più unico che raro, un momento topico della stagione calcistica del suo Chelsea, acquistato nel 2003 e portato poi a colpi di investimenti ciclopici a successi mai visti: la finale di Fa Cup, prestigiosa coppa d’Inghilterra, vinta ieri allo stadio di Wembley dai ‘Blues’ allenati da Antonio Conte contro il Manchester United di José Mourinho.

Il Guardian sottolinea come la faccenda trovi conferma anche sulle agenzie d’informazione russe. Stando alle quali il businessman, enfant prodige fra gli oligarchi del neocapitalismo russo emersi dalle turbolente privatizzazioni post-sovietiche, e miliardario in dollari a neppure 30 anni, sarebbe al momento fermo a Mosca: essendo il suo visto scaduto esattamente tre settimane fa. Mentre il velivolo privato – un Boeing 767, non proprio un aeroplanino – che egli usa nei continui andirivieni fra Russia e Gran Bretagna sarebbe stato visto atterrare per l’ultima volta a Londra il primo aprile.

La vicenda appare con ogni probabilità legata alla stretta annunciata dal governo di Theresa May, su sollecitazione del Parlamento, nei confronti di tycoon e funzionari russi di casa nel Regno considerati vicini al presidente Vladimir Putin. Gente ai cui (tanti) soldi non sarà facile chiudere la porta, ma che evidentemente Downing Street ritiene di poter mettere almeno sull’avviso, nel dosaggio delle scelte fra i loro interessi e la fedeltà al Cremlino: alla luce anche e soprattutto del braccio di ferro sempre più teso con Mosca innescato dall’oscuro giallo del tentato avvelenamento nervino, a Salisbury, dell’ex spia doppiogiochista Serghiei Skripal e di sua figlia Yulia.

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