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Le sofferenze della democrazia mediatica svizzera

giornali e locandine sparsi su un tavolo.
Una dopo l'altra, numerose testate sono scomparse negli ultimi anni in Svizzera e la crisi mediatica non sembra ancora finita: un pericolo per la democrazia, che richiede informazione e pluralismo. © Keystone / Jean-christophe Bott

L'acuta crisi dei media è anche una crisi della democrazia. La Svizzera, in quanto spiccata democrazia diretta, è particolarmente colpita. Ora il governo vuole reagire.

Tra politica e media c’è sempre stata una relazione stretta e simbiotica. La politica fornisce ai media contenuti di rilievo. In cambio, i media danno pubblicità ai politici.

Tradizionalmente la Svizzera era uno dei paesi con la più alta densità di media. Ma la crisi dei media ha colpito anche la Svizzera. Il panorama mediatico si è ristretto. E la fine di questo andamento non è ancora in vista. Ciò può avere gravi conseguenze per una democrazia che vota in continuazione come la Svizzera.

L’autore

Sandro Lüscher ha studiato storia moderna e scienze politiche all’università di Zurigo. Sta scrivendo un dottorato sugli effetti politici di riforme di sistemi elettorali in Svizzera.

Politici e attori della società civile lo hanno riconosciuto. Nel 2017, le associazioni “media fortiCollegamento esterno” e “Media con un futuroCollegamento esterno” hanno lanciato due nuovi progetti per rafforzare la diversità dei media in Svizzera.

Anche il governo elvetico ha reagito: il Consiglio federale sottoporrà al parlamento, nella prima metà del 2020, un pacchetto di misure per promuovere i media. Esso comporta due innovazioni: da un lato, anche chi vende contenuti mediatici digitali e mira in questo modo a finanziare a lungo termine delle prestazioni giornalistiche nel settore online, dovrebbero beneficiare del sostegno pubblico.

In contropartita, devono impegnarsi a soddisfare gli standard di qualità giornalistica, il lavoro editoriale e la continuità nell’offerta giornalistica.

Attutire problemi strutturali

D’altro lato, il Consiglio federale vuole estendere la promozione indiretta della stampa. Parte della stampa a pagamento beneficia già oggi di tariffe postali ridotte per la consegna dei giornali. Nell’ambito delle previste revisioni legislative, il governo intende ampliare la cerchia di testate che hanno diritto alla promozione. In futuro, anche i grandi quotidiani e settimanali, così come i giornali di edizioni locali con propria testata, dovrebbero ricevere un sostegno. Inoltre, la riduzione della tariffa postale per ogni copia dovrebbe essere aumentata, in modo che anche le testate più piccole possano beneficiare del cambiamento.

Ciò non rappresenta una soluzione definitiva alle sfide strutturali che il settore si trova ad affrontare. Ma è un primo tentativo di porre dei rimedi.

Il primo cantone senza una redazione di giornale

L’Appenzeller Tagblatt è il giornale locale tradizionale del piccolo cantone di Appenzello Esterno. A partire dal mese prossimo – febbraio 2020 –, la redazione locale sarà collocata nel confinante cantone di San Gallo, presso il St. Galler Tagblatt, che lo aveva rilevato nel 1997. La mossa è dettata – senza sorprese – da motivi di costi. Appenzello Esterno diventa così il primo cantone in Svizzera a non avere più sul proprio territorio una redazione di giornale, ancorata localmente. Dalla fine del 2018 il St. Galler Tagblatt è di proprietà del gruppo editoriale CH Media.

Fonte: Michael Breu, Radiogiornale regionale della Svizzera orientale/SRFCollegamento esterno.

Proprio in una democrazia semi-diretta come quella svizzera, dove il popolo ha così tante opportunità di partecipazione politica come in nessun altro posto al mondo, i media agiscono come un’importante interfaccia tra l’élite politica e la base. Essi creano uno spazio per lo scambio di opinioni e di argomenti opposti. Questo è un requisito preliminare per la formazione delle opinioni per le votazioni. Oltre al loro ruolo di mediatori, i media stessi forniscono anche impulsi politici e danno visibilità alle preoccupazioni della popolazione.

Nelle sabbie mobili del cambiamento

La capacità dei media di esercitare queste funzioni democratiche dipende anche dallo stato in cui si trovano. Nell’annuario “Qualità dei mediaCollegamento esterno” pubblicato dall’Istituto di ricerche opinione pubblica e società (fögCollegamento esterno) dell’università di Zurigo, i ricercatori hanno tastato il polso della democrazia mediatica svizzera e l’hanno sottoposta a una diagnosi completa. I risultati ottenuti permettono di trarre una sola conclusione: il settore mediatico svizzero sta andando male.

I fornitori di media elvetici hanno sempre più difficoltà a stare a galla nel piccolo mercato della Svizzera. I servizi di messaggistica digitale e i servizi di social media rappresentano una quota sempre crescente del consumo quotidiano di media.

L’industria pubblicitaria ha registrato questo cambiamento nel comportamento d’uso e investe sempre più nei media online e nei servizi di comunicazione digitali con sede all’estero. A causa del calo di influenza sul mercato pubblicitario, le aziende dei media nazionali perdono una fonte di reddito vitale.

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La concentrazione dei media come sintomo di crisi

Conseguenza: si risparmia su tutto, si riduce il personale, si centralizzano e ridimensionano le redazioni. Le testate non redditizie scompaiono o vengono acquistati dai grandi media.

In tutte e tre le regioni linguistiche, le tre maggiori case mediatiche controllano una quota di mercato del 70-90 per cento e la tendenza è in aumento. In molti luoghi sono scomparsi piccoli giornali locali tradizionali e con essi la cronaca locale e quindi l’opinione pubblica politica locale.

Conseguenti danni democratici

I politologi dell’università di Zurigo Daniel Kübler e Christopher Goodman hanno scoperto che esiste un legame tra la presenza di una stampa locale e la partecipazione alle votazioni comunali. Più elevata è la tiratura dei giornali locali e più i media riportano la politica locale, più elevata è l’affluenza alle urne. Se mancano i media locali, manca anche il pubblico politico.

L’importanza dei media va quindi ben oltre il loro ruolo di “mediatori dell’informazione”. Essi animano il dibattito politico e promuovono lo scambio democratico, quali avvocati del pubblico controllano coloro che sono al potere e attivano la cittadinanza attraverso i loro resoconti della vita quotidiana.

In sintesi: i media sono esistenzialmente intrecciati con le istituzioni pubbliche e la vita pubblica.

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E quando i giornali saranno morti, cosa succederà?

Questo contenuto è stato pubblicato al Le notizie sono ormai disponibili ovunque e gratuitamente: un documentario traccia un quadro cupo del futuro dei media svizzeri.

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(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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